Diario di campagna#1

 Diario di campagna #1


La primavera è dietro l'angolo, nonostante quello che in questi giorni segna il termometro. La vedo nelle margherite in fiore, nel lampo di giallo delle forsizie che alberga nella mia mente come un sole rovesciato in terra. La sento nelle voci degli uccelli: il tintinnio come di una carriola cigolante del passero, il gorgheggio brillante e sottile del pettirosso che scende un po' indeciso in un balbettio rotolante verso la fine, il forte trillo del fringuello, le malinconiche note discendenti ma chiare del tordo, il cicaleccio aspro della gazza il cui canto non è né vario né bello aggirandosi sopra quattro o cinque note soltanto. Ogni settimana un nuovo membro si aggiunge a questo coro di indisciplinati coristi che cantano simultaneamente seguendo ognuno le proprie istruzioni e la propria guida, eseguendo ognuno il proprio repertorio per annunciare “sono qui, sono qui”. E questo miscuglio disordinato ma melodioso fa qualcosa per me: nutre la mia anima in modi misteriosi che non sempre riesco a capire. Forse ricorda a me stessa chi è chi e dove e quando è probabile che lo ascolti o forse mi fa essere di nuovo bambina lontana dal rumore del traffico, dai videogiochi, dai computer, dai cellulari e dalle vite di clausura negli appartamenti. Ma fa ancor di più, mi riporta alle origini, a qualcosa di grezzo e primordiale, ai miei antenati, ai loro antenati, e da loro sempre più indietro nel tempo a quando gli esseri umani vagavano nella natura selvaggia prima di costruire case e città.



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